Stress e famiglia
Mi viene spesso chiesto quanto l’eccesso di stress sia tossico nella nostra vita. La risposta è relativamente semplice: molto!
Non mi sto riferendo solo alla dimensione individuale, lo stress aggredisce tutte le aree della nostra vita, da quelle lavorative a quelle familiari.
Il termine “stress” per come lo intendiamo noi è nato nella prima metà del secolo scorso e richiama proprio il concetto fisico del mettere sotto pressione. Per gli esseri umani il concetto è infatti similare, ci sono determinati eventi che ci mettono sotto pressione (under pressure come dicevano i mitici Queen!). Hans Selye definì lo stress come “la risposta specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”.
L’ho scritto in diversi articoli e lo ripeto: siamo pessimi ascoltatori (di noi stessi). Ci capita talvolta di essere considerati i migliori confidenti, amiconi, confessori o confidenti del quartiere… ma noi stessi ascoltiamo noi stessi? Se siamo stressati probabilmente no.
Non è che diveniamo stressati da un giorno all’altro! Lo stress cronico è un vero e proprio pellegrinaggio che gradualmente porta all’esaurimento delle nostre risorse individuali. Potremmo definire lo stress un fenomeno subdolo che pezzo dopo pezzo sottrae risorse, tempo ed energie. Se ci accorgiamo troppo tardi di essere in“ riserva energetica” significa che abbiamo perso un sacco di energie che non torneranno certo dalla mattina alla sera!
In base al modello di Selye, il pellegrinaggio stressogeno si compone di tre tappe distinte:
1 – fase di allarme: il soggetto segnala che ne ha “fin sopra i capelli” e poi si mette in moto per resistere
2 – fase di resistenza: il soggetto normalizza questa situazione di sbilanciamento: “consuma più risorse di quante non ne produce”
3 – fase di esaurimento: In questa fase semplicemente vi è un collasso del soggetto. Le risorse finiscono ed entriamo nel magico mondo delle sintomatologie fisiche, comportamentali e psicologiche
… Fortuna vuole che alcuni segnali ce li auto-inviamo, e se siamo abbastanza bravi da ascoltarli forse non faremo la fine delle rane bollite! Cerchiamo quindi di capire quanto bravi siamo in qualità di ascoltatori di noi stessi. Per motivi di semplicità suddividerò in tre categorie i disturbi, ma attenzione… non dobbiamo aspettare di averli tutti per definirci stressati!
Prima dimensione. Il comportamento.
Questa dimensione è caratterizzata da azioni che potrebbero essere riconducibili allo stress:
- Stile di vita malsano, come per esempio mangiare male, dormire poco, interruzione di attività sportive o ricreative
- Aumento dell’utilizzo di sostanze quali, alcool, fumo, droghe leggere o meno, ansiolitici, calmanti, psicofarmaci ecc.
- Comportamenti aggressivi molto frequenti con le persone che ci stanno attorno.
Seconda dimensione. Il fisico.
Normalmente questa è la prima dimensione che si fa sentire, alcuni dei disturbi più comuni possono essere:
- Irritazioni alla pelle
- Disturbi allo stomaco
- Tremori e tic, mal di testa ecc.
- Disturbi muscolo scheletrici, mal di schiena
- Immunodepressione (ogni raffreddore o influenza è nostra!)
Terza dimensione. La psiche
Le manifestazioni più comuni sono:
- Disturbi dell’umore
- Disturbi del sonno
- Apatia
- Scarso desiderio sessuale
- Ansia cronica
- Difficoltà di concentrazione
- Stato cronico di allarme.
A questo vorrei fare una semplice domanda. Quanto queste sintomatologie riconducibili allo stress possono impattare sulla famiglia? La risposta è scontata: molto. Potremmo perfino affermare che lo stress è una patologia individuale, ma anche familiare. Se parliamo di famiglia dobbiamo considerare un organismo con propri specifici equilibri strutturati nel tempo. Pensate forse che queste micro bombe atomiche non impattino su essi?
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