I molteplici ruoli dei nonni nella crescita dei nipoti
Le relazioni intergenerazionali sono un’area relativamente nuova nella psicologia dello sviluppo e prima del 1982 non ne esistevano molti riferimenti bibliografici. La letteratura americana ha trattato per prima questo tema, facendolo rientrare all’interno delle complesse dinamiche familiari (Bengston e Robertson, 1985).
Nella letteratura europea, il “rapporto nonno-nipote” fece la sua comparsa ufficiale alla fine degli anni ottanta. Nel giugno 1988 nella “Seconda Conferenza sulla Psicologia dello sviluppo dell’International Society for the study of Behavioural Development”, un simposio venne interamente dedicato ad esso fornendo diversi spunti di riflessione.
É proprio in tale occasione che il termine inglese “grandparenthood” venne tradotto con il neologismo “nonnità” (per analogia con i termini “genitorialità”, “paternità”, “maternità”).
Con il progresso economico, l’allungamento della vita, la riorganizzazione del sistema familiare, i nonni hanno assunto un ruolo centrale nella crescita dei nipoti.
A partire dagli anni 2000 (con le nuove politiche aziendali e la crescente crisi economica) le giovani famiglie italiane si sono trovate in forte difficoltà. Proprio in questo traballante contesto la “nonnità si è fatta avanti. Mentre i genitori erano obbligati a lavorare tutto il giorno per rispondere ai sempre crescenti bisogni del proprio nucleo familiare, i nonni si dedicavano alla crescita dei nipoti.
Ed è in questa nuova dimensione affettiva che si viene a creare la nuova relazione diadica “nonno – nipote”.
Di seguito i seguenti ruoli assunti dai nonni nelle famiglie di oggi:
a) “il consigliere”: Tinsley e Parke, già ne 1994, avevano individuato nella figura del nonno un importante ruolo d’appoggio verso i giovani genitori, nel far fronte ai nuovi compiti connessi con la genitorialità.
b) “il vice del genitore”: in alcuni casi il nonno può anche svolgere un ruolo sostitutivo di quello dei genitori, come sostituto del genitore mancante o come integratore di quello superstite; ed in questa occasione, si dimostra molto importante per il bambino sia sul piano affettivo che emozionale.
c) “il nonno moderno”: che sperimenta il proprio ruolo con autenticità ed empatia, ricalcando i principi della pedagogia rogersiana classica;
d) “i nonni come fonte di accudimento”: la metafora dei pranzi domenicali dalla nonna;
e) “le nonne che raccontano le storie di famiglia”: attraverso il rapporto nonno – nipote il passato trova spazio in narrazioni spettacolari facilitando la costruzione della relazione nel presente.
È proprio nella molteplicità di tutti questi ruoli assunti dai nonni che si colora il rapporto con i propri nipoti e se ne esplicita un’influenza bidirezionale.
Se fino ai tre anni è fondamentale il rapporto con mamma e papà, successivamente anche le dinamiche socio-relazionali con gli altri familiari assumono una chiave di lettura interessante e centrale nello sviluppo socioaffettivo del bambino.
I nonni hanno il tempo della pensione per godersi i nipoti, giocare con loro, raccontargli storie passate, coccolarli, supportarli nei momenti di tristezza e permettergli di sperimentare altre modalità relazionali secondarie.
Tutte queste attività che possono sembrare scontate e banali, in realtà aggiungono valore ed esperienza allo sviluppo dei processi affettivi, sociali e cognitivi del piccolo.
Come ci insegnano le teorie sociocostruttiviste dell’apprendimento, il bambino costruisce il mondo attraverso il gioco. Tale pratica è di fatto una delle prime forme di interazione con i propri adulti di riferimento.
È inoltre attraverso il contatto fisico, le narrazioni, i silenzi e la risonanza affettiva che il bimbo impara a gestire il proprio spazio di intimità con gli altri e ad esprimere in maniera funzionale le proprie emozioni.
Non meno importante è la funzione del ricordo del piccolo quando sarà adulto.
Molti miei pazienti, ancora oggi, parlando dei propri nonni scomparsi li definiscono come “le persone più importanti della loro vita”.
Alcuni, “raccontano di episodi lontani in campagna colmi di risate e libertà, altri invece si ricordano i mangiarini della nonna e altri ancora non ne parlano volentieri perchè la ferita della loro morte è ancora troppo dolorosa nonostante siano passati molti anni..”.
Io, personalmente, credo che i nonni siano fonti preziosi per la vita dei propri nipoti ed io stessa vedo gioia in mia madre quando si occupa dei miei nipoti.
Tuttavia, il ruolo primario di crescere, educare e cotruire esempi di vita sani spetta ai genitori, qualunque sia il tempo e le modalità relazionali sperimentate con i propri figli.
Alla fine di tutto, amateli i vostri nonni perché fanno parte della vostra storia e amando loro forse amerete maggiormente anche voi stessi. Sono “nonni speciali i nonni del 2000”.
AUTORE: Dott.ssa Chiara Lepri
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